24 Ago Quando la progettazione sociale è in lutto
La prematura scomparsa di Francesco Calmarini ha lasciato un enorme vuoto nel mondo del lavoro sociale, nel quale era impegnato da anni attraverso la realizzazione di interventi a favore delle persone svantaggiate.
Vincenzo Castelli, suo collega e carissimo amico, lo ricorda così:
Anche la progettazione sociale è una scienza, un arte, una sfida, un modo di dichiarare da che parte si sta e soprattutto uno spazio-tempo in cui costruire sogni (versus la realtà), strutturare percorsi, inventarsi futuri possibili per i gruppi più svantaggiati della nostra società in questa parte del mondo (di pochi ricchi e di sempre più poveri) e nell’altra (dove i poveri sono molti di più).
Ed anche in questo caleidoscopio di saperi ci sono maestri.
Francesco Calmarini è stato uno di questi, forse uno dei migliori (per me senza dubbio il più grande), senza dubbio uno dei più schivi, giocosi, saggi appartenente ad una generazione di timidi, di persone perbene che sapevano fare il bene senza proclamarlo ai quattro venti.
Per me è stato un grande maestro non solo di lavoro ma anche di vita…. ho appreso da lui a guardare la vita con passione ed ottimismo, ho imparato la capacità di lavorare in un campo difficile come il “nostro” sociale senza perdere la tenerezza, ho amato sicuramente di più il mio lavoro (quello della progettazione sociale) grazie a lui, alla sua voglia di vivere e di pensare al futuro.
Sono felice di averlo visto a luglio in una cena da me cercata con tanta voglia… avevo davvero voglia di vederlo e di carpire ancora la sua saggezza e profondità costruita attorno all’utopia ed al quotidiano.
È stata una cena bella, intima, giocosa. Io voglio ricordarlo così come l’ho visto e sentito quella sera del 23 giugno: una persona felice, nella sua pienezza di vita realizzata (la famiglia, gli amici, il lavoro sociale) e tanta voglia ancora di giocare, di giocarsi la vita per qualcosa che ancora avesse senso.