19 Set Giovani a rischio di violenza nelle aree di transito
Il prossimo 4 ottobre si terrà a Roma la Conferenza Finale del progetto europeo “Violence in Transit” – c/o lo Spazio Europa, Via IV Novembre, 149.
Il progetto, iniziato nel giugno del 2011 e di durata biennale, ha affrontato il problema della violenza giovanile, spesso legata a fenomeni di marginalizzazione ed esclusione sociale, in particolare nelle sue manifestazioni in spazi urbani specifici: le aree di transito (stazioni dei treni, degli autobus, hub metropolitani, ecc.). In particolare, si sono studiate le stazioni di Pescara Centrale, in Italia; Sao Bento a Porto, in Portogallo e la Estació del Nord a Barcellona, in Spagna.
L’obiettivo generale del progetto era di individuare delle prassi di intervento efficaci per contrastare questi fenomeni e per migliorare la situazione delle aree interessate e di tutte le persone vi transitano, vivono e lavorano.
La ricerca nei tre siti interessati dal progetto, tuttavia, ha dimostrato che, più che teatro di violenza tout court, le stazioni sono spazi in cui si verifica la giustapposizione di gruppi sociali, caratterizzati – ma forse sarebbe meglio dire percepiti – da marginalità e devianza. Questa giustapposizione è tipica degli spazi pubblici, in cui i diversi attori si fronteggiano anzitutto nella maniera di concepire questi stessi spazi, di viverli e di praticarli, volendo ciascuno imporre all’altro i limiti della sua libertà d’azione.
Le stazioni ferroviarie soffrono ulteriormente l’ambiguità del concetto di spazio pubblico e diventano, nonostante le differenze anche notevoli tra i tre siti della ricerca, luoghi in cui la garanzia dell’anonimato si confonde con il pregiudizio e lo stigma, in un dialogo costante con i quartieri limitrofi. Anche questa dialettica genera contrasti, quando la stazione smette i panni di spazio completamente aperto e prova a porre dei limiti alla fruizione da parte dei cittadini. È questo il caso in cui il disagio sociale, che nella stazione era entrato con la garanzia dell’anonimato, ritorna nei quartieri circostanti e si fa più visibile, più percettibile e meno tollerabile. Tuttavia, sia in stazione, che nel tessuto urbano che la circonda, sono presenti tutti gli elementi per cambiare la prospettiva da cui si osserva l’altro. Il progetto ha dimostrato che, coinvolgendo gli attori ferroviari, le Amministrazioni, il Terzo Settore e i cittadini, è possibile dialogare su temi comuni, catalizzare energie positive, spesso attraverso l’arte, per svelare, di luoghi tradizionalmente percepiti come negativi, la dimensione comunitaria, di riscatto sociale, di convivenza pacifica.
Nel corso della tavola rotonda si intende approfondire il tema della collaborazione interistituzionale come garanzia della creazione e del consolidamento delle relazioni positive, che possono prevenire e contrastare le manifestazioni violente del disagio sociale e la contrapposizione tra gruppi sociali marginalizzati.
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